(CAVALIERI MARVEL)
in:
AMERICOP
Di Carmelo Mobilia
Guest Star: FALCON
Il vecchio
condominio era ufficialmente abbandonato, eppure c’era un sacco di gente che
entrava e usciva. Nel quartiere tutti sapevano che in questo palazzo, occupato abusivamente,
si spacciava, ma nessuno osava proferire parola al riguardo. Tutti quanti
avevano paura delle rappresaglie. Tutti. Tranne l’uomo che si stava dirigendo
in direzione dello stabile alla guida del proprio mezzo. Vestiva come un
poliziotto, fatta eccezione per una maschera di ferro che ne copriva
completamente il viso e da cui non si capiva come facesse a vederci. Mentre Fat
Mike e la sua banda erano tutti occupati in altre faccende, giocando con la
playstation a NBA LIVE o ascoltavano un CD di Eminem, Earl stava fumando uno
spinello seduto sul bordo della finestra, e lo vide arrivare:
<Ehi
ragazzi... non ci crederete mai chi
cazzo ha parcheggiato qui davanti...>
<Chi?>
<Uno
sbirro. Giuro su dio, c’è un pick up della polizia che sta parcheggiando qui
davanti...>
<Stai
scherzando? Abbiamo pagato!>
<Dopo
che hanno beccato Brady [1] gli
sbirri stanno avendo la mano pesante. Sarà meglio vestirsi pesante...> disse
Fat Mike prendendo la pistola da accanto i posacenere.
Americop, questo il nome che s’era scelto, andò sotto la
finestra e prendendo il megafono cominciò a ordinare la resa, seguendo la
prassi:
<<FAT MIKE,
SO CHE SEI Lì DENTRO. SEI ACCUSATO DI POSSESSO E TRAFFICO DI STUPEFACENTI.
VIENI FUORI CON LE MANI SOPRA LA TESTA. HAI CINQUE MINUTI PER ARRENDERTI,
DOPODICHE’ RICORRERO’ ALL’USO DELLA FORZA.>>
<Hai sentito boss? Ti conviene far quel che
dice...> disse uno dei suoi, sarcasticamente.
<Evidentemente è uno di quelli che vuole fare l’eroe
... beh diamogli una morte da eroe del cazzo, allora.>
I cinque minuti passarono e nessuno scese dal palazzo.
Americop lo aveva immaginato, ma s’era tenuto al protocollo. Ora era il momento
di passare all’azione.
<CAZZO!
QUEL PAZZO SI CREDE RAMBO!> gridò Earl non appena vide l’uomo prendere dalla
sua auto un mitra B.A.R. e cinturarsi di munizioni.
Salì per le scale senza indugio. Sapeva che gli uomini
che lo stavano aspettando erano armati e che non avrebbero esitato ad aprire il
fuoco contro di lui, ma questo non lo spaventava minimamente. Non era la prima
volta e, era pronto a giurarci, non sarebbe stata l’ultima. Arrivato dinnanzi
all’appartamento buttò giù la porta con calcio. Loro cercarono rifugio dietro
la mobilia e sparano in sua direzione. Bene. Questo gli dette il diritto di
rispondere al fuoco: i loro colpi rimbalzavano sul kevlar che indossava sotto
l’uniforme, i suoi invece andavano tutti a segno, compiendo una vera strage.
Registrazione 10 - 06 -2012. Mi dirigo verso
la palazzina occupata che mi è stata segnalata durante l’ultima retata. E’ uno
dei maggiori luoghi dove procurarsi del crack, in città. Gli uomini al suo
interno sono tutti armati. Meglio far capir loro chi comanda. Mi vedono
arrivare e vanno nel panico, come previsto. Non si aspettavano che qualcuno
intervenisse. Non si aspettano mai che nessuno lo faccia, specie usando i miei
metodi. Ecco perché il crimine prolifera. Ecco perché le forze dell’ordine sono
sempre in svantaggio nella guerra alla malavita. Ma non io. Io sono il futuro
del sistema legale. Al mio modo di amministrare la giustizia non si può
sfuggire grazie ad assurdi cavilli legali di avvocati yuppies. No. Con me nessuno la passa liscia. L’ M 1918 canta, fa
sentire la sua voce, ed è un piacere sentirlo e vedere tutti quei bastardi
cadere come mosche sotto i suoi colpi. Svuoto il caricatore e tutto finisce.
Fat Mike e i suoi hanno finito di spadroneggiare in questo quartiere. L’aria è
satura di polvere da sparo, che crea una fitta nebbiolina. Qualcuno potrebbe
aver approfittato di questa per fingersi morto. Estraggo la mia beretta e
pianto una seconda pallottola in ognuno dei cadaveri.
Ambasciata
(Consolato) del Wakanda. Giorni Dopo.
Erano
anni che non sentivo T’Challa. Quando ho iniziato non c’erano tanti supereroi di
colore e lui era diverso da tutti gli altri: un vero re africano e solo in
seguito seppi che per conoscere meglio la gente aveva scelto di fare
l’insegnante nel ghetto sotto l’alias di “Luke Charles”. Ora, dopo tanto tempo,
ha preso la decisione di sposarsi con la sua fidanzata di allora, Monica Lynne.
Ah Monica.. sembra un po’ la protagonista quel film di Eddie Murphy, “il Principe cerca Moglie”, ma non
fatevi ingannare dalle apparenze:
nonostante, infatti, fosse a
conoscenza della sua vera identità e della sua origine reale, aveva a lungo
rifiutato di sposarlo, fino a quando, dopo una lunga separazione si era
finalmente decisa s dirgli di si, per cui sono assolutamente certo del suo
amore per lui. T’Challa è un uomo fortunato. E pure generoso. Onestamente, non
credevo che mi avrebbe invitato alla festa di fidanzamento; ero certo che
avrebbe fatto una cerimonia privata coi suoi amici Vendicatori, e invece si è
ricordato anche di me e Danny. Ne abbiamo approfittato per invitare anche Misty
e Colleen. Già, Colleen... rivederla in salute e sorridente mi rende felice.
Dopo quello che le ha fatto Lapide ha passato brutti momenti, ma adesso si è
ripresa completamente. E’ una tosta.
<Perché mi fissi? Non
ti piace il mio vestito?> chiede Colleen.
<Uh no... tutt’altro, ti sta benissimo, e sei
bellissima... ripensavo a quello che ti ha fatto Lapide; [2 ] se ti fosse accaduto qualcosa io ...>
<Ssssh basta. Sono sopravissuta e sto bene. Sono l’orgoglio
mi fa ancora male... sono stata presa di sorpresa. E’ per questo che mi ha
stesa. Non ce l’avrebbe mai fatta altrimenti. Se mi capiterà di affrontarlo di
nuovo...>
<Ne sono sicuro ma speriamo che non capiti. Io gliene
ho date di santa ragione, ma è un vero duro, quel figlio di puttana. >
<Vabbè ma ora finiamola di parlare di queste cose...
piuttosto, come fai a conoscere re T’Challa?>
<All’inizio della sua carriera si spacciò per un
professore di Harlem. Le nostre strade finirono con l’incrociarsi. Fu poco
prima che lasciasse i Vendicatori per tornare in Wakanda un bel po’ di tempo
fa.>
<E oggi invita te e i tuoi amici alla sua festa di
fidanzamento. Figo. Io e Misty eravamo
quasi incredule. Di solito entriamo in ambienti esclusivi del genere solo
quando siamo in incognito, spacciandoci per escort.>
<Per Danny invece queste serate sono di routine.
Guardalo com’è elegante, rilassato... e dire che nei panni di Iron Fist va in
giro con il petto scoperto e con un grosso tatuaggio in vista.>
Daniel Rand sentì le battute del suo amico e si girò per
guardarlo male:
<Evita battutacce del genere una volta nel Consolato Wakandano, Luke...>
<Uuuuuh che suscettibile... risparmia quel tuo “pugno
d’acciaio”, terrò la bocca cucita.> rispose Cage sorridendo.
Entrarono nel
consolato e si divisero. Attorno alle due donne giravano vari vip dello spettacolo e della politica
che le coprivano di complimenti e di avance. Daniel invece incontrò vecchi amici dell’alta finanza come Tony Stark e
iniziarono le loro discussioni d’affari. Nessuno badava più al ragazzo di
Harlem. Voleva andare a fare gli auguri a T’Challa, ma al momento era
inavvicinabile. Lui e Monica erano circondati da una folla di amici e
conoscenti intenti nel far loro i migliori auguri. Luke notò un viso
conosciuto, l’avvocato cieco di Hell’s Kitchen Matt Murdock, ma anch’egli era
preso in una conversazione con un tizio, un biondo mai visto prima, alto e ben
piantato. Cercava con lo sguardo
qualcuno che conosceva per scambiare due chiacchiere, ma fu lui ad essere
riconosciuto:
<Luke?>
domandò qualcuno. Lui si girò in direzione della voce e il suo sguardo
incrociò quella di una cara, vecchia amica.
<Claire Temple... quanto tempo! Come stai?> i due
si abbracciarono teneramente. In passato Luke e la dottoressa Temple avevano
avuto un’appassionata storia d’amore, ma era passato tanto tempo da allora.
<Ho sentito che avevano fatto saltare il tuo
ufficio... ma anche che come al solito te la sei cavata, per fortuna.>
<Già... ancora devo scoprire chi è stato il bastardo
che mi ha piazzato la bomba. D.W. ha avuto la peggio, ma oramai è quasi del
tutto guarito...>
<Si è venuto in clinica da me. Sono felice che se la
sia cavata. E’ un bravo ragazzo.>
Andarono avanti per alcuni minuti, discutendo dei vecchi
tempi, quando qualcuno interruppe la loro conversazione:
<Clare, tesoro, scusa l’interruzione, ma c’è qualcuno
che ci tenevo tanto a presentarti.>
<Vengo subito. Uh Luke, tu conosci il mio… uhm… amico…
?>
<Sam Wlison, come no. Lo conoscono tutti nel nostro
quartiere ...>
<Sig. Cage... ci siamo incontrati qualche tempo fa,
poco dopo l’omicidio di Jimmy Betha ... anzi, colgo l’occasione per scusarmi se
l’altra volta [3] sono stato un po’
brusco ma sa, ero ancora sconvolto ...>
<Non si scusi Wilson, comprendo perfettamente. Jimmy era il fratello di un mio amico. Anche
io ero arrabbiato.>
I due si strinsero la mano e si salutarono, non prima che
Claire scrivesse il proprio numero di cellulare su di un foglietto e lo
consegnò a Luke.
<Chiamami. Uno di questi giorni ci prendiamo un caffè,
ok? In nome dei vecchi tempi ...>
Luke rimase nuovamente solo e si avvicinò al buffet,
pieno di specialità africane. Stava decidendo quale pietanza assaggiare per
prima quando un voce alle sue spalle si rivolse a lui:
<Quelle non te li consiglio ...sono piccanti come
polvere da sparo! Una volta T’Challa me le ha fatte assaggiare e sono andato al
cesso almeno sei volte ... non so se il tuo stomaco newyorkese le regge.>
Si voltò a guardare chi fosse. Era il biondino palestrato
che parlava con Murdock. Allungò la mano sul tavolo e prese delle tartine.
<Ecco, queste si che sono buone...> disse
addentandole.
<Ci conosciamo?> domandò Cage.
<Ci siamo visti alcune volte. Frequentiamo gli stessi
giri.>
<Ti ho pestato?>
<No... altrimenti non sarei qui a parlarti, ti
pare?>
<Ho capito ... sei uno degli amici di T’Challa, un
Vendicatore in borghese, ci ho preso?>
L’altro fece di si con la testa.
<Sei Iron Man?>
<Eh eh ... no... sono Occhio di Falco.>
<Falco ... si è vero, ci siamo incontrati. Dì, non sei
molto legato alla tua identità segreta eh?>
<Oooh io indosso una maschera solo per avere un po’ di
privacy... sai, andare al cinema, al ristorante etc, senza che mi chiedano
continuamente un autografo o provino a spararmi ... ma con quelli del giro, non
mi faccio molti problemi.>
<Capisco. Dimmi ... che ne pensi della scelta di
T’Challa?>
<Sono molto felice per lui, approvo pienamente.
Il matrimonio non è come ce lo dipingono
... è solo questione di accaparrarsi quella giusta.>
<Sposato?>
<Un tempo. E’ morta qualche anno fa. Abbiamo avuto le
nostre divergenze ma avevamo deciso di riprovarci e di avere un bambino prima
che ... venisse uccisa. Ancora oggi reputo gli anni trascorsi con Bobbi come ai
più belli della mia vita.>
<Mi dispiace ... so cosa si prova. Anche la mia donna
è morta, uccisa in una sparatoria. Si chiamava Reva. Era fantastica ... ancora oggi quando penso a lei spesso non
dormo la notte. >
<Certe ferite non si rimarginano mai ... non del tutto
vero?>
<Già, è così ...>
Clint Barton prese due calici di champagne da un vassoio
e ne allungò uno a Luke, proponendo un brindisi.
<A Reva!> disse Clint.
<A Bobbi!> rispose di rimando Luke.
Mentre mandava giù il sorso, vide con la coda dell’occhio
una figura interessante.
<Vuoi scusarmi? Torna tra un attimo... > chiese
allontanandosi.
<Fa pure ...>
Era entrato nell’ambasciata uno dei suoi idoli. Una
leggenda vivente, era il caso di dire. Si perché Isaiah Bradley, il “Capitan
America Nero” , era uno dei suoi eroi di gioventù, anche se non era certo della
sua reale esistenza. Solo da poco [4]
la sua triste storia era divenuta di dominio pubblico. Bradley, che sotto la
giacca indossava l’uniforme di Capitan America che gli era stata recapitata in
casa da un soldato dell’esercito (che rispondeva al nome di Steve Rogers,
l’originale Capitan America, ma solo Isaiah era al corrente di questa preziosa
informazione segreta) era accompagnato
dalla moglie e dal nipote sedicenne, che si era allontanato andando incontro ad
una graziosa morettina che chiamava “Kate”.
Luke si presentò:
<Signor Bradley, è un vero onore conoscerla. Mi chiamo
Luke Cage e sono un suo fan. Ero presente il giorno in cui il presidente le
diede la medaglia, ma non ho avuto occasione di parlare di persona. Anch’io
come lei, signore, ho fatto la terribile esperienza del carcere, e per un
crimine che non avevo commesso. Durante la prigionia, avrò letto molti libri...
su Mandela, su Rubin Carter, ma sono stati sopratutto quelli su di lei mi hanno
trasmesso la forza di resistere. Quello che le hanno fatto è una vera
schifezza, e nessuno la ripagherà mai abbastanza, ma mi preme dirle che per i
fratelli lei è sempre stato un vero eroe. Ha significato moltissimo per la
nostra gente. Il suo coraggio, il suo sacrificio ci sono stati da esempio per
superare molti momenti bui.>
Isaiah Bradley soffriva di autismo. Parlava molto di
rado. Ma comprendeva perfettamente quello che Cage gli stava dicendo. Allungò
la mano sinistra e gli fece una carezza, elargendogli un caloroso sorriso
paterno.
<Grazie figliolo.> disse la signora Faith, <Le
tue parole hanno colpito profondamente mio marito. E’ molto bello vedere che i
giovani della tua generazione non hanno dimenticato.>
<Non potremmo mai farlo, sig.ra Bradley.>
L’incontro andava immortalato. Guardandosi attorno Luke
vide un ragazzo dai capelli castani con al collo una reflex. Andò verso di lui.
<Ehi smilzo ... tu, con la macchina fotografica. Vieni
qua, devo chiederti un favore!>
<Uh mi dica, di che si tratta?>
<Ho assoluto bisogno che tu mi scatti questa foto. Un
bianco come te forse non lo conoscerà ma quest’uomo è una vera leggenda!>
<Si lo conosco, ho letto di lui l’anno scorso. Salve
mr Bradley, sarà un onore per me.>
Il ragazzo scattò la foto, mentre Luke stringeva la mano
al suo eroe.
<Grazie ragazzo. Come ti chiami?>
<Parker. Peter Parker. Lavoro per il Daily Bugle.>
<Bene Parker. Io mi chiamo Luke Cage. Questo è
l’indirizzo a cui puoi mandarmele. Il mio ufficio si trova sulla 42esima. Ti
farò un bonifico non appena le riceverò d’accordo?>
<Va bene mr Cage, gliele farò avere al più presto.>
***
<Con un
mitra?>
<Si boss, te lo giuro! Dovevi vedere come cazzo
era ridotto quell’appartamento … sembrava ci fosse stata la terza Guerra
mondiale … uno scenario indescrivibile!>
<E
hanno visto chi è stato a fare questo?>
<Si.
Dicono fosse uno sbirro, ma...>
<Uno
sbirro? Impossibile! Ma mi prendi per il culo? Uno sbirro non agirebbe mai così
...>
<No ...
non sto dicendo che fosse uno sbirro ma stando alle voci che girano, era
vestito come uno di loro. Il mezzo, un grosso suv, aveva i lampeggianti come le
auto della polizia... ecco perché ...>
<Io
dico che è il Punitore!> intervenne un altro <E’ il suo modo di agire ...
lui non tratta, non si batte ... lui attacca, e uccide. L’hanno scorso ha fatto
una strage di russi, a Brighton Beach! Te lo giuro su Dio, capo!>
Testa di
Martello spense il sigaro nervosamente.
Da quando era uscito di prigione grazie ad un cavillo legale [5] magistralmente usato dalla sua
linea difensiva aveva ordinato ai suoi di tornare a trafficare la roba, per
rifarsi del tempo perduto. Ora che la mala di New York era in subbuglio, era il
momento ideale per tornare su piazza. Ma l’inconveniente di questo vigilante
poteva stroncare sul nascere ogni sua ambizione di crescita.
<Se è
davvero il Punitore, o un suo emulatore, non sarà facile.> disse Maxie, il
suo vice < Nessuno sano di mente si metterebbe contro di lui... tutti quelli
che ci hanno provato sono al cimitero adesso...>
<Ingaggeremo
qualcuno allora. Uno di fuori. >
<Ti
costerò caro... parlo di milioni. Vedi,
come ben sai tutti gli altri castigamatti in circolazione ... che si tratti
di Devil, dell’Uomo Ragno o perfino di
un supersoldato come Capitan America ... l’originale intendo dire ... non
incutono lo stesso timore. Non ha importanza se hanno dei superpoteri o
stronzate del genere, loro si limitano a pestarti e mandarti dentro, al fresco.
Per quante possano dartene, non proveranno mai ad ammazzarti ... mentre invece,
noi non ci facciamo scrupoli ad ucciderli se ci capita l’occasione. E’ un
vantaggio non da sottovalutare. Ma un tizio come il Punitore... beh quello è
un’altra storia. Quello ti fotte di brutto. Non schiva le pallottole ... lui
risponde al fuoco, proprio come ha fatto l’altra sera. E’ molto più facile che
per il prezzo giusto puoi trovare chi si prende un pugno in faccia dal Ragno,
ma chi rischia di prendersi una palla in mezzo agli occhi chiede più denaro ...
parlo di sei zeri, amico, spese da Kingpin, tanto per capirci.>
<Si ...
si hai ragione> disse Testa di Martello lisciandosi il mento <Ma qui non possiamo permetterci di farci fare la pelle. E’ il terzo colpo che
fa ai danni della nostra organizzazione in meno di un mese ...questo
supersbirro, o Punitore, o chicchessia va eliminato. Qualunque sia il prezzo io
lo pagherò. Chi c’è in giro?>
<Ah,
non molto. .. Bullseye e Lapide sono al
fresco, di Taskmaster si sono perse le tracce, dopo che Occhio di Falco lo ha
fatto sbaraccare l’anno scorso [6], Simon Maddicks, l’Averla assassina, si dice che si sia ravveduto ...
potremmo chiamare qualcuno dalla West Coast ...>
<Uh capo ... io forse lo so a chi potresti
affidare. E’ qui nella mela, ti
costerebbe di meno e potrebbe farcela di sicuro anche contro un arsenale
...> intervenne Scott.
<E chi sarebbe ‘sto fenomeno da “poca
spesa, tanta resa?”>
<Sto parlando Luke Cage. E’ il negro più
tosto della città,due volte più cazzuto del protagonista di “Training Day” e per di più
antiproiettile. Sono certo che lui può farlo a pezzettini quel bastardo, si
trattasse pure del Punitore.>
<Cage? Ma ti sei rincoglionito, Scott?
Tanto vale chiedere ai Fantastici Quattro ...>
<Si so bene che sembra un idea folle, ma
ascolta: non ha mai ammazzato nessuno di quelli che gli abbiamo mandato per
fargli la pelle, dico bene? E’ uno di quei cuore tenero di cui parlava Maxie.
Cazzo, si faceva chiamare l’”eroe in
vendita” ... basterà indorargli la
pillola ... che ne so, ci inventiamo una storia su come questo tizio abbia
intenzione di colpire Harlem ...non credo che sia felice di un pazzo che va in
giro nel suo vecchio quartiere a sparare come se fosse in GTA San Andres ...>
<Non funzionerà> intervenne ancora
Maxie <Cage ha giurato guerra alle bande, non ci starà mai. Piuttosto da una
mano a quel tizio ...>
<No, non ci starà mai ... ma forse ha
bisogno di un incentivo ... Scott non volendo mi ha suggerito un’idea....>
Ufficio
di Luke Cage. Alcuni giorni dopo.
Ragazzo in gamba, quel Parker. Mi ha mandato due ingrandimenti della mia foto con Isaiah Bradley, di cui uno in bianco e nero, senza che glielo chiedessi. Quasi come se lo sapesse che ho un debole per quel genere di fotografie. Sa il fatto suo. Decido di appenderla la mio muro , proprio in mezzo tra quella di Malcolm X che stringe la mano a Martin Luther King e quella di Smith e Carlos col pungo alzato alla Olimpiadi del ’68. Ci sta davvero bene, devo riconoscerlo. Ho fatto proprio bene ad accettare l’invito alla festa di T’Challa. Non credevo ma mi sono proprio divertito: ho conosciuto un dei miei idoli di gioventù, ho fatto amicizia con un Vendicatore (proprio simpatico, quel Clint Barton) e ho rivisto una cara, vecchi amica come Claire. Tiro fuori il bigliettino su cui mi ha segnato il suo numero. Dovrei chiamarla? O forse è passato troppo poco tempo? In fondo è lei che me l’ha chiesto ... ma non vorrei crearle degli attriti con Wilson.. ho sentito l’imbarazzo nella sua voce, tra loro c’è molto più di quello che ha voluto farmi credere...
Mentre
Luke rimuginava sul da farsi, qualcuno bussò alla porta del suo ufficio.
Entrarono due uomini, entrambi in costosi abiti sportivi.
<Salve Cage, spero che non ti stiamo
disturbando>
<Chi
siete?>
< Siamo
qui per proporti un affare. Dì, hai letto il giornale stamattina?>
<Ancora
non sono uscito ...> rispose Luke, controvoglia.
<Beh
allora dagli un occhiata, amico ... penso che t’interesserà.> così dicendo,
gli allungò una copia del Daily Bugle che aveva arrotolato e che teneva nella
tasca interna della giacca.
<C’è
uno che sta andando in giro a fare “mezzogiorno
di fuoco”. Va in giro conciato come uno sbirro, ma siamo certi che non sia
uno di loro. Spara alla gente come se fossero dei fottuti Viet Cong. Così
abbiamo pensato a te, Cage: tu ti occupi di lui, te ne sbarazzi, e in cambio
noi ...> schioccò le dita e il suo socio poggiò sulla scrivania di Luke la
sacca sportiva che aveva con se, mostrandogli il contenuto: c’erano un mucchio
di verdoni dentro, Impossibile dire, così a occhio a quanto ammontassero, ma
superavano i diecimila di sicuro.
<Questo
è un anticipo ... ce ne sono altrettanti a lavoro compiuto ...allora che ne
dici?>
Luke prese
una banconota dalla borsa, la fissò intensamente e poi la ripose dentro. Poi
guardò nuovamente verso loro e disse:
<Ancora
non mi avete risposto ... chi siete, e per chi lavorate? >
<Andiamo
Cage ... i soldi sono buoni, e ti
paghiamo per salvare delle vite. Non è quello che dovrebbe fare un “eroe in vendita”?>
<Sto
cominciando a spazientirmi, ragazzi ...>
I due
sapevano che non era il caso di scherzare con lui. Pur intuendo la reazione che
avrebbe avuto nel sentire quel nome, gli rivelarono il loro mandate.
<Ci
manda Testa di Martello. Ha detto di dirti che può far salire il prezzo, sei
vuoi. Dì tu la cifra.>
<Si
vede che non ti sei informato bene prima di venire qui, amico. Non è una
questione di cifre. Non esiste un prezzo. Io non lavoro per la mala, anzi ...
prendi questi soldi e ficcateli nel culo. E di al tuo capo che presto faremo i
conti e ...>
Lo squillo
del telefono dell’ufficio lo interruppe per un secondo.
<Ti
conviene ascoltare prima di rifiutare, Cage ... ascolta cos’altro ha da dirti
il capo.>
L’altro
ragazzo doveva aver mandato un sms al suo boss. Il telefono continuava a
squillare. La voglia di pestare i due era tanta ma la curiosità lo assalì, e
dunque alzò la cornetta.
<Si.>
<< Immaginavo che avresti rifiutato l’offerta.
Sei così prevedibile e monotono ...>>
<Testa
di Martello. Presto io e te ...>
<<Frena Cage, e non interrompermi. Non sono
solo gli italiani a saper fare “offerte che non si possono rifiutare”. Voglio che tu faccia quel lavoro per me. Ero
anche disposto a pagarti, ma tu ti sei messo a fare lo stronzo come al tuo
solito, e dunque mi costringi a obbligarti ad eseguirlo. Guarda la foto sul
cellulare di Tray ...>>
Come se avesse
studiato a memoria la parte, Tray allungò il suo cellulare a Cage. Sul display
in bella vista c’era la foto di una persona che lui conosceva molto bene.
<< La riconosci, vero? E’ Lisa, lo sorellina di
Blaine Spencer ... si, so di lui. Ricordami di ringraziare il nostro comune
amico Morgan ... questo è un mms che mi ha appena mandato uno dei miei che la
sta pedinando. Ora, o tu segui i miei ragazzi e vieni qui ad ascoltare quello
che ho da dire, oppure ti giuro su Dio che ordino al mio scagnozzo di fargli
saltare il cervello seduta stante, intesi?>>
La voglia
di fare tutto a pezzi lo pervase fino alle ossa. Avrebbe voluto pestare quei
due balordi, e andare da Testa di Martello a verificare quanto fosse realmente
dura, quella testa. Ma c’era di mezzo Lisa. Non era riuscito a salvare suo
fratello, e dunque era doppiamente motivato.
I due
scagnozzi ridacchiarono sotto i baffi.
<Era
meglio se ti intascavi il denaro senza fiatare,Cage ...>
Se lo
sguardo di Luke avesse potuto uccidere, lo avrebbe fatto.
In un lussuoso ristorante italiano.
Era ora di
pranzo, ma il ristorante era deserto. Testa di Martello lo aveva riservato
esclusivamente per se in vista del colloquio d’affari che stava per svolgersi.
Se ne stava in fondo alla sala, con le spalle rivolte contro il muro, a
gustarsi il suo antipasto di mare, quando i suoi scagnozzi portarono al suo
cospetto Luke. L’espressione di rabbia del suo viso parlava da sola.
<Ah
Cage ... benvenuto. Siediti, vuoi ordinare qualcosa? Ti consiglio il pesce.>
disse infilandosi in bocca un gamberetto.
<Taglia
corto. Dov’è Lisa?>
<Non è
qui. Non sono un dilettante ... so cose faresti in quel caso: pesteresti tutti
e la porteresti via, dico bene? No ... le cose non andranno così, se questo è
il tuo piano. Ho degli uomini che la seguono passo per passo. Ogni ora mando
loro un sms con un codice cifrato. Muovi un solo dito senza che il mio permesso
e non mando il messaggio, e i miei ragazzi le piazzano una palla in testa ...
così andrà a fare compagnia al fratello al cimitero.>
Luke era
sul punto di esplodere. Stringeva i pugni tanto forte da fargli male. Ma
strinse di denti e si trattenne.
<Dimmi
cosa vuoi che faccia ...>
<Bene,
questo è parlare! Allora, ho fatto mettere in giro la voce che stasera nel
Bronx vi sarà una grossa consegna, un carico proveniente dalla Turchia. La
consegna farà sul retro di un supermercato. Il tizio di cui ti hanno parlato i
ragazzi pare prenda di mira gli spacciatori, quindi non potrà resistere. Voglio
che tu, insieme ai miei ragazzi gli tendiate una trappola e me lo leviate dai
piedi. Maxie, qui al mio fianco, verrà
con te. Rimane inalterata la storia dell’sms: ad ogni ora lui ne me ne manderà
uno, io saprò che sta andando tutto bene, e lo girerò ai miei ragazzi. Se
tarderà a mandarmelo, la tua amica muore. Hai capito?>
Mandava
giù i gamberetti e sorrideva beffardo. Cage si avvicinò al tavolo, fissandolo
in faccia.
<Se a
Lisa verrà torto un solo capello, me ne frego di cosa è fatto quel tuo cranio.
Te lo romperò. >
<Sai
vorrei tanto che tu ci provassi> rispose Testa di Martello con aria di sfida
<Ma io potrei dimenticare di spedire un certo messaggio...> aggiunse
toccando il telefonino in bella mostra sul tavolino.
<Tu
stendi quel tipo, e la tua amica rimane illesa. Ti è tutto chiaro?>
Cage non
rispose e non aggiunse nient’altro che l’ennesimo sguardo carico d’odio. Uscì dal locale accompagnato da due degli
uomini di Testa di Martello.
Dovrei farlo a pezzi, altro che starlo
sentire. Cristoforo Colombo...non ne uscirà nulla di buono da sta storia, ma
non me la sento di rischiare... non con la vita di Lisa in palio. Mi tolgono il
cellulare e mi stanno appiccicati anche al cesso... non ho alcun modo di
avvisare Danny, Misty o chiunque altro. Testa di Martello è un fottuto
professionista, mi ha incastrato per bene. Non mi resta che stare al suo gioco,
almeno fino a quando non mi si presenti l’occasione di sganciarmi e riuscire a
mettere Lisa al sicuro.
Il Bronx. Quella sera.
All’esterno
sembrava un normalissimo supermercato, ma nel magazzino sul retro stava
scattando la trappola organizzata dagli uomini di Testa di Martello. Luke
attendeva nervosamente. Stare in mezzo a tutti quei gangster lo aveva irritato.
<Oh non
startene lì impalato tutto da solo, Cage ... vieni a sederti con noi ...>
disse uno di loro, mentre lui e i suoi amici giocavano a carte e si scolavano
delle birre. Lui non gli diede risposta.
<Ma
fatti capire ... che cosa ci ricavi da sta vita da barbone? Non dar retta alle
stronzate che si dicono in giro... il crimine paga, e pure bene. Perché non ti
metti con noi? Con i tuoi mezzi potresti essere il guardaspalle del boss,
prendere il posto che fu di Lapide ... pensa alla grana che potresti tirar su e
alla donne che potresti avere...e invece continui a startene in quella topaia
sulla 42esima... ma perché?>
Luke
continuò ad ignorarlo.
<Con
questo atteggiamento non te ne farai di amici> continuò Maxie, il capo di
quell’operazione <Il punto sollevato a Charlie è interessante, e sarebbe bello
che ci fornissi di una risposta ... che cosa ne hai ricavato finora dalle tue
scelte di vita? >
<Invece
di impicciarti dei fatti miei, vedi di non scordarti di mandare quell’sms!>
<Si si
tranquillo che l’ho mandato... eh eh eh il capo ti tiene per le palle eh? Non
mi sembri tanto duro adesso ...> Luke gli andò incontro con fare minaccioso
ma non fece che pochi passi, poiché ripenso a Lisa e si diede una regolata.
Maxie si alzò in piedi e lo fissò con aria spavalda, soffiandogli il fumo della
sigaretta in faccia. Rimasero a fissarsi per alcuni secondo quando il cellulare
di Maxie suonò.
<Ragazzi
ci siamo, è arrivato. Mettiamoci tutti in posizione ... pure tu, Cage!>
Esterno. Pochi secondi prima.
Registrazione 18 - 06 -2012. Arrivo sul luogo
prestabilito. Le strade sono semi deserte. Dev’essersi sparsa la voce e non
vogliono impicciarsi. Meglio così, è più facile lavorare senza civili nei
paraggi. Parcheggio proprio di fronte al supermarket. Preparo le mie armi e mi
appresto ad entrare. Stasera dei bastardi narcotrafficanti finiranno di fare i
loro sporchi affari...
Scese dall’auto per recarsi verso l’ingresso, senza
accorgersi di essere osservato da uno della banda, che estrasse il suo
cellulare dalla tasca e si affrettò per chiamare:
<Maxie, sono io. Il bastardo è arrivato. E’ sceso or ora dalla
macchina. Sta per entrare.>
<Ragazzi
ci siamo, è arrivato. Mettiamoci tutti in posizione ... pure tu, Cage!>
Una volta
dentro Americop si muoveva furtivamente. Sapeva che ci potevano essere degli
uomini di guardia, pronti a sparargli. Si avvicinò ad una cassa, attivò il
microfono e si mise a parlare. La sua voce attraverso gli altoparlanti
riecheggiava nel locale:
<<So che siete qui dentro. Avete tre minuti di
tempo per uscire con le mani in alto, dopodiché passerò all’azione.>>
Sapeva che
nessuno avrebbe risposto all’appello e si preparò a combattere. Girava tra i
vari reparti di soppiatto, con la pistola spianata, una Desert Eagle 357 magnum
pronta a sparare, dirigendosi lentamente verso il retro. La tensione nell’aria,
come si dice in questi casi, si poteva davvero tagliare con un coltello. Ogni
muscolo del suo corpo era teso, pronto a scattare. Anni di addestramento e di
esperienza gli tornarono immediatamente utili, quando alla sua sinistra sentì
la presenza di un uomo: girandosi velocemente l’ebbe sotto tiro e tirando in
grilletto lo centrò proprio nel petto, un colpo da professionista, facendolo
cadere all’indietro addosso allo scaffale delle bottiglie. Il colpo rivelò la
sua posizione, e dunque accelerò passo, mettendosi a correre; gli uomini di
Martello cercarono di colpirlo ma Americop era troppo veloce, rapido, e trovò
riparo dietro il frigorifero dei surgelati. Come in un film western cominciò
una sparatoria nel locale; le ore passate ad esercitarsi al poligono dall’ex
poliziotto vennero ripagate: i suoi assalitori caddero sotto i suoi colpi
facendolo uscire trionfatore da quello scontro a fuoco. Erano in pochi, troppo
pochi. Sapeva che ce ne erano degli
altri nel magazzino che lo aspettavano. Ma di certo non si aspettavano quanto
lui stava per propinargli: prese una granata al fosforo bianco dalla cintura e
la lanciò in mezzo al locale: l’esplosione e le fiamme generate provocarono il
panico tra i vari gangster, attirandoli allo scoperto e mettendoli a tiro
dell’arma di Americop, la cui maschera in qualche modo lo proteggeva dal fumo e
gli permetteva di prendere la mira, facendoli cadere come birilli. Anche Cage
fu preso alla sprovvista dall’improvviso attacco: il calore e il fumo generati
erano intollerabili persino per lui: il giubbotto gli prese fuoco e lui se lo
tolse in fretta; anche se le fiamme non potevano intaccare la sua pelle non
erano certo un piacere. Maxie era disteso a terra, ferito ad una gamba da una
pallottola vagante intossicato dal fumo.
<NON
STARTENE Lì CON LE MANI IN MANO, CAGE! VA A PRENDERE QUEL BASTARDO!!>
Luke si
lanciò su Americop: non tanto per l’ordine sbraitato da lui, ma perché quello
era un pazzo maniaco e andava fermato. Resistendo ai colpi della sua pistola
gli fu addosso, cercando di atterrarlo con un pugno, che però fu scansato
mandandolo ad infrangere la parete alle sue spalle.
Questo scagnozzo è diverso dagli altri. E’ in
possesso di qualche strano potere. Probabilmente strafatto di OCM o di qualche
derivato. La pistola è inutile contro di lui, ed ha una forza fuori dal comune.
Ma io sono un lottatore più abile e devo trovare il modo di abbatterlo.
Questo
figlio di puttana è uno psicopatico! Ha trasformato sto posto in un inferno.
Dev’essere qualche reduce sballato come il Punitore. Maxie e i suoi erano dei
vermi, ma non posso rimanere fermo davanti ad un massacro del genere!
I due ingaggiarono una lotta corpo a corpo. Pochi uomini
al mondo erano diametralmente opposti come loro due. Sembravano destinati a
scontrarsi.
Luke era cresciuto in una gang, infrangendo la legge per
sopravvivere. Era stato in prigione e ne era uscito cambiato, nel corpo e nello
spirito: si era ravveduto e infine era divenuto un eroe che offriva i propri
servigi legalmente.
Bart Gallows prima di divenire lo spietato vigilante di
oggi era un membro del corpo di polizia ad Houston, Texas, ma deluso dalle
“porte girevoli” delle carceri e di come i criminali la facessero franca grazie
alla burocrazia, decise che il sistema legale non era in grado di proteggere la
società dal crimine, e decise di uscirne facendosi giustizia da se
autonominandosi giudice, giuria e boia.
Ben presto finirono in una situazione di stallo: Luke non
riusciva a piazzare un colpo, e Americop, nonostante lo colpisse con un manganello
tonfa rinforzato, non riusciva a
causargli alcun danno. L’equilibrio vene infranto quando finalmente Luke riuscì
ad acchiapparlo e sollevandolo da terra, lo immobilizzò sbattendolo contro un
muro adiacente.
<TU SEI UN MALATO DI MENTE! ANDRESTI RINCHIUSO IN UN
MANICOMIO!>
<Feccia come te e i tuoi amici vi meritate questo ed
altro. Avete finito di infestare questa città
col vostro veleno. Ho dedicato tutta la mia vita alla lotta contro criminali
come voi e sono disposto anche a morire per la mia missione!>
<NON E’ COSI’ CHE AGISCE UN POLIZIOTTO! IL TUO DOVERE
E’ FAR RISPETTARE LA LEGGE, NON INFRANGERLA! NE HO CONOSCIUTI FIN TROPPI DI
VERMI COME TE! VI DANNO UN DISTINTIVO E VI CREDETE DEI PADRIETERNI!> Luke
era molto sensibile all’argomento, ricordandosi le sadiche guardie del carcere
di Seagate come Billy Bob Rackham, e tutti gli abusi e le botte ricevute
durante la detenzione. Questo, misto alla rabbia accumulato nelle ultime ore lo
rese avventato, non accorgendosi della mano di Americop che dalla fondina
prendeva la pistola. Piazzandola a pochi centimetri dall’orecchio sparò un
colpo, e l’assordante rumore stordì Cage, causandogli un dolore lancinante che
lo costrinse a terra, liberando Americop dalla sua presa.
Qualsiasi cosa si sia fatto deve aver
rinforzato anche il suo padiglione auricolare. L’orecchio non gli sanguina
nemmeno. Pare incredibile ma non gli ho causato nessun danno. Ma in macchina ho
qualcosa che può mettere fine a questa faccenda...
Si mise a correre in direzione dell’uscita. Cage era a
terra, ancora dolorante. Stringendo i denti per il dolore si sforzò di andargli
dietro, barcollando. Una volta davanti all’ingresso vide qualcosa a cui non
poteva credere, anche se la stava vedendo con i suoi occhi: Americop aveva
preso un bazooka dalla sua auto e lo puntava verso il supermarket.
<CRISTOFORO COLOM...>
Il razzo partì e l’intero edificio crollò
nell’esplosione. L’aria era pregna di fumo e polvere. Americop vide la sua opera
e si ritenne soddisfatto. Salì sul suv e partì a tutta birra.
Qualche minuto dopo la sua partenza Luke si alzò tra le
macerie. Si sentiva a pezzi, dolorante. Era coperto di polvere e macerie. Si
guardò intorno e vide uno scenario apocalittico. Maxie era lì da qualche parte,
ma era impossibile che fosse sopravissuto. Questo voleva dire che anche Lisa
aveva i minuti contati, se allo scadere dell’ora Testa di Martello non avesse
ricevuto il messaggio cifrato. Erano da poco passate le dieci. Entro le undici
Lisa sarebbe morta. Era una situazione disperata.
Cristoforo
Colombo che situazione schifosa! Rifletti Luke forza... A quest’ora Lisa è
certamente nel suo appartamento, con due scagnozzi davanti la porta di casa. Anche in auto non arriverei mai in tempo. Devo
chiedere a qualcuno di andarci per me... ma chi. Danny starà nel suo attico in
centro, se non è impegnato in qualche missione nei panni di Iron Fist... forse
Misty e Colleen ...
Improvvisamente ebbe un’illuminazione: si guardò nelle
tasche e trovò il bigliettino con il numero di Claire, bruciacchiato ma
leggibile. Corse subito in direzione di uno di quegli impiccioni che si stava
avvicinando a quello scenario da guerra per curiosare.
<TU! AMICO! DEVI PRESTARMI IL TELEFONINO!>
<S-Si .. h-ho già chiamato il 911 ...>
<DAMMI QUA!> compose il numero, mettendosi il
telefono sull’orecchio buono, sperando di trovare libero.
Claire Temple era sul divano di casa sua con Sam Wilson a
guardarsi un film alla televisione quando le squillò il cellulare:
<Pronto? Luke! Che sorpr... Cosa? Ma perché urli?
Cos’è succ... va bene, va bene... telo passo subito!>
Si rivolse a Sam:
<Sam è Luke Cage .... vuole parlare con te... dev’essergli successo qualcosa perché grida,
pare agitato ...>
Sam prese la cornetta:
<Sono Sam. Dimmi di cosa si tratta...>
<WILSON! ASCOLTAMI BENE PERCHE’ LE LANCETTE CORRONO!
CI SONO DUE SICARI CHE VOGLIONO FARE LA PELLE A LISA SPENCER... LA CONOSCI, HA
LAVORATO PER TE QUAND’ERI ASSISTENTE SOCIALE... DEVI SALVARLA! SO CHI SEI E
COSA PUOI FARE, QUINDI FILA IN PICCIONAIA A PRENDERE LE PIUME E VOLA DA LEI!
QUESTO E’ UN LAVORO SU MISURA PER FALCON!!>
Harlem.
42 minuti dopo.
<Jules, che ore fai?>
<Le 23: 05. Non mi è ancora arrivato nulla. Direi che
è il caso di muoverci ...>
<Non vogliamo aspettare ancora un po’? >
<Abita al quarto piano ... se mentre saliamo ci arriva
qualcosa, facciamo retro-front e torniamo in macchina ... altrimenti, facciamo
il lavoro.>
<D’accordo allora. Andiamo.>
I due uscirono dall’auto e si infilarono la pistola nei
pantaloni, sotto la camicia.
<Senti ho fame... quando abbiamo finito, andiamo a
farci un hamburger?>
<Si... c’è un Big Kahuna Burger qui nei paraggi...>
Entrarono nella palazzina e presero l’ascensore. Una
volta arrivati al quarto piano tirarono fuori le pistole e andarono in
direzione dell’appartamento di Lisa quando Vincent vide qualcosa sulla finestra
del pianerottolo.
<Ma che cacchio è... un piccione?>
Non era un piccione. Redwing gli fu addosso in un attimo.
<AAAAAAHHH LEVAMELO DI DOSSO! LEVAMELO!>
<Aspetta... tienilo fermo ... non riesco a prendere la
mira...>
<Ce l’hai almeno la licenza di caccia?> chiese una
voce proveniente dalle loro spalle. Falcon lo privò della pistola
colpendolo al polso, poi lo mise K.O.
con un gancio tremendo allo stomaco. Intanto Jules si piegò sul pavimento
tenendosi le mani sul ventre.
<Redwing, vieni qui.> disse semplicemente, e grazie
allo speciale legame telepatico che condividevano l’animale obbedì
appollaiandosi sulla sua spalla. Sam prese Vincent per il bavero e lo sollevò
da terra.
<Sai chi sono, buffone?>
<S-SI. S-SEI FALCON...>
<Bella intuizione. Harlem è il mio quartiere. Qui
comando io. La ragazza è sotto la mia protezione. Fa sapere al tuo capo, dalla
cella in cui ti sbatteranno, di starle alla larga, altrimenti il pennuto qui al
mio fianco ti caverà entrambi gli occhi. Mi hai capito?>
<S-SI! SI HO CAPITO ... MA TIENILO LONTANO DA ME!>
Quando Luke, scendendo dal taxi, vide la polizia davanti
casa di Lisa che portava via Vincent e Jules, capì che Falcon ce l’aveva fatta,
e tirò un grosso sospiro di sollievo.
<Cage!> disse una voce proveniente dall’altro.
<Non sai quanto ti sono grato per quello che hai fatto
...>
<Non serve ringraziarmi. E’ il mio compito sorvegliare il quartiere e
i suoi abitanti ...> disse Falcon stringendogli la mano <Ma dimmi... come
sapevi che...>
<L’ho capito l’ultima volta che ci siamo visti... non
alla festa, intendo quella volta di Jimmy.
Ho avuto a che fare con un nervoso
Sam Wilson e qualche minuto dopo con un infuriato Falcon. Ho fatto due
più due. Comunque puoi stare tranquillo .. il tuo segreto è al sicuro con me.
Non tradirei mai un fratello, specie dopo quello che hai fatto per me
stasera...>
<Ti credo Cage.>
<Sei tornato al classico, a quanto vedo ...>
<Il costume? Oh si.. quello nero lo uso solo in
situazioni particolari. Ma di solito uso questi colori: voglio che i farabutti
mi vedano arrivare, e che mi temano.>
<Allora ... tu e Claire ...>
<Uh, si. Da un po’ ormai ...>
<E’ una ragazza in gamba. Sei un uomo fortunato.>
<Si lo so. Ho un debole per le donne di carattere.>
<Si, ti capisco...> rispose sorridendogli.
Epilogo
Registrazione 21-06-2012. Mi metto in viaggio
verso San Francisco. Dalle informazioni che ho ottenuto il mio vecchio amico Damon
Dran è tornato a spacciare robaccia da quelle parti. Andrò a fargli una visita.
E’ un lungo viaggio. Dovrò fare qualche sosta. E se mi capiterà, come credo, di
imbattermi in qualche crimine, farò conoscere loro la mia legge. La legge di
Americop.
Fine.
Le Note
In questo
numero avete assistito al tema ricorrente delle attuali serie Marvel: il party
di fidanzamento di Pantera Nera. Anche in altre serie MiT troverete riferimenti
a questo, infatti sono sicuro che non vi saranno sfuggiti gli ospiti d’onore
che vi hanno partecipato (ma sono molti di più: leggete per credere!)
Due
parole sul co-protagonista di questo racconto: Americop. Creato dai compianti Mark Gruenwald e Dave
Hoover su Captain
America (prima serie)
#428 (Giugno 1994), Bart Gallows era un
poliziotto che, come avete letto, decise di proteggere la comunità facendosi
giustizia da solo perché disilluso dal sistema giudiziario. Credo che il buon Gruen prese ispirazione dal
film “Maniac Cop” uscito l’anno
precedente per crearlo. Nella nostra continuity interna è stato rapito e
riprogrammato dal governo nella serie dei New
Warrios scritta da Tobia Brunello, ma Carlo Monni ce l’ha restituito nel
suo stato originale nella sua serie di Capitan
America. E’ molto probabile che lo ritroveremo nella serie del Ragno Rosso ambientata a S. Francisco e scritta da ... me! J
Inutile dirvi ovviamente chi è Falcon,
l’eroe alato di Harlem e fidato partner di Capitan America ... quello che forse
non sapevate è che la sua “tenera amica”, Claire Temple, è un ex fidanzata del
nostro Luke Cage... e quindi capirete l’imbarazzo tra i due supereroi
afroamericani nel parlare di lei, nel finale di racconto...
1 = Nel
numero scorso.
2= E’
accaduto nel numero 3 di questa serie.
3= Come
narrato nello one-shot “Falcon & Cage” scritto anch’esso da
Tobia Brunello. In quell’avventura Falcon esibiva un new look, un costume nero e marrone, ma sia io che Carlo Monni
abbiamo preferito riportarlo al più classico red & white.
4 = La
rivelazione al mondo dell’esistenza di Isaiah Bradley, il “Capitan America
Nero” e l’omaggio fattogli da Steve Rogers è avvenuto in Avengers Icons 40 3 41 scritti da me medesimo.
5= Testa
di Martello (vero nome sconosciuto) è stato arrestato nella serie di Devil scritta da Carlo Monni. E’ apparso
anche nel numero 9 della serie di Occhio
di Falco. In questo numero scopriamo
che il suo avvocato è riuscito a farlo uscire e di come si tornato al suo
lavoro.
6= Lo “sbaraccamento”
dell’accademia di Taskmaster lo leggerete nei prossimi mesi sempre sulla serie
di Occhio di Falco, i cui avvenimenti
avvengono precedentemente. Simon Maddicks
alias l’Averla Assassina s’è ravveduto nelle pagine di Moon Knight scritto da Igor Della
Libera, mentre l’arresto di Lapide e Bullseye è avvenuto nel numero 50 della
serie di Devil.
E con
questo è proprio tutto...
Carmelo Mobilia.